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LuinoYoga

Insegnamenti

L’insegnamento dello Yoga richiede una certa sintonia fra il praticante e l’insegnante, tant’è vero che l’insegnante, spesso infelicemente chiamato “maestro”, puo’ dare solo indicazioni,  mostrare il sentiero, mettere a disposizione la sua esperienza. E’ il praticante che deve scoprire se stesso, la sua unione, magari sbilanciata all’inizio, fra corpo e mente.

L’insegnante propone un percorso da compiere durante la pratica. L’insegnante è, allo stesso tempo, anche alunno, non si discosta molto dal praticante principiante, è solo un po’ più avanti sul sentiero. Ogni pratica, ogni lezione è anche e soprattutto una lezione che l’istruttore da’ a se stesso.

In tutto ciò non esistono limitazioni, la mobilità di un praticante non è un vincolo; anche gli istruttori più avanzati nella pratica hanno i loro limiti, limiti spostati più in là. Un praticante che riesce a stare con la testa in giù per ore non diventa una persona migliore; non avrà una vita più agiata, non diventa immortale. Nello yoga non esiste il praticante bravo oppure meno bravo: parte invece tutto dalla motivazione e sfocia tutto nella presenza mentale nel corpo al momento della pratica.

Qual è la motivazione per praticare? Per assumere asana complessi ed anche faticosi? La motivazione non può essere prescritta; la motivazione è personale ed individuale, può essere concreta oppure trascendente. Può scaturire da un pensiero oppure da un sentimento. E’ comunque indispensabile cercare di chiarire la motivazione.

La motivazione determina la qualità del risultato ancora prima di incominciare la pratica. La motivazione può e deve cambiare durante il percorso yogico: il cambiamento della percezione dell’unione fra corpo e mente porta a nuove sensazioni ed approcci. Ogni pratica assume così un altro significato, diventa indicatore dello stato mentale e fisico, produce un feedback che a sua volta indirizza il praticante.

Ed è questa anche la ragione per la quale il sentiero dello yoga non termina. Ogni momento di pratica, dagli asana fino alla meditazione, è diverso perché siamo noi diversi, perché siamo noi che cambiamo di momento in momento. E’ questa impermanenza che ci spinge costantemente verso nuove mete, ci spinge lungo il sentiero dello yoga e, implicitamente, lungo la nostra vita terrestre. 

 

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